La lirica del novecento

POESIA DECADENTE ED AVANGUARDIE DEL NOVECENTO
Essa nasce dalla nuova sensibilità decadente, dall’angoscia e dalla solitudine in cui
l’uomo contemporaneo si sente immerso, dalla perdita delle forti idealità romantiche e
delle certezze positiviste. A ciò si aggiunge l’alienazione a cui spinge una società che si
muove con rapidità eccezionale, modificando continuamente valori e comportamenti.
Accanto a questa nuove ansie difronte ad una sostanziale perdita di senso della funzione
del poeta e del letterato, si ritrova la ricerca di nuove forme espressive.
La lirica moderna è, infatti, caratterizzata da una sostanziale destrutturazione del
linguaggio:
* dissoluzione delle forme metriche chiuse ( adozione invece di
strofe aperte e versi liberi);
* dissoluzione delle forme sintattiche e della struttura logica
del discorso attraverso l’uso costante delle metafore, dell’analogia, del musicalismo,
del fonosimbolismo;
* uso di frasi e parole apparentemente dissociate ( come ad esempio le parole in libertà
dei futuristi o la scrittura dettata dalla realtà inconscia dei surrealisti);
 perdita del significato delle parole.
Su questa linea si collocano alcuni autori stranieri come Mallarmè, Rimbaud, Valery,
Machado, Jimènez, Yeats), i quali hanno in comune il forte connotato simbolista, che
produce una lirica fondata sul concetto di “corrispondenza”.
<< L'artista è un'anima la quale più intimamente di ogni altra può mettersi in relazione con l'anima delle cose >> ( Angelo Conti).
I poeti italiani che possono ricondursi a questa esperienza sono Pascoli e D’Annunzio,
che cominciarono la loro produzione poetica già alla fine dell’ ‘800, proseguendola nei
primi decenni del ‘900.
PASCOLI
la musicalità che pervade la poesia pascoliana, l’uso frequente di metafore ed analogie,
le figure onomatopeiche, il fonosimbolismo concorrono a creare, su una descrizione della
natura fedele, precisa e scientifica, quell’alone di mistero ed ineffabilità, la ricerca di un
segreto , di una dimensione nascosta delle cose.
La stessa poetica del fanciullino esprime una concezione della poesia come perenne
capacità di stupore e di lacrime tutta infantile, come disposizione irrazionale che rimane
dentro di noi ad onta del passare degli anni. Questo fanciullino << alla luce sogna o LA LIRICA MODERNA sembra sognare ricordando cose non vedute mai..., parla alle bestie, a agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle, popola l'ombra di fantasmi ed il cielo di stelle..., impicciolisce per poeter vedere, ingrandisce per poter ammirare >>.
Il mito del nido riflette lo smarrimento del poeta di fronte ad un mondo a volte crudele
<< quest'atomo opaco del male>>.
Questa sensibilità un po’ esasperata, l’intima inquietudine trovano un riscontro nelle
forme espressive.
Basta pensare ad un componimento come “Arano” per comprendere come il linguaggio a
volte pre-grammaticale del Pascoli, la spezzettatura sintattica ( arano: a lente grida,
uno lente vacche spinge; altri semina; un ribatte le porche con una marra paziente)
tendono ad esprimere una sostanziale immobilità, le persone si muovono in un ritmo
eternamente uguale.
Solo il pettirosso dalla siepe silenziosa innalza << il suo sottil tintinno come d'oro >>.
In “Lavandare” solo a prima vista si può notare un quadretto di tipo descrittivoveristico ( Nel campo mezzo grigio e mezzo nero resta un aratro senza buoi…..E
cadenzato dalla gora viene lo sciabordare delle lavandare). In realtà già nella prima
strofa nell’immagine dell’aratro <>,grazie anche alla
sottolineatura conferita dall’enjambement, si anticipa la sensazione dell’abbandono
espressa poi dal canto ” Quando partisti, come son rimasta! Come l’aratro in mezzo alla
maggese”.
Pertanto nel Pascoli la fedeltà alle cose, che giunge al gusto della loro descrizione
precisa o alla mimesi attraverso le figure onomatopeiche, non significa loro riproduzione
, ma ricerca del loro segreto, di una loro dimensione nascosta. Ogni elemento della
natura sembra emanare un qualche misterioso messaggio.
Nell’Assiuolo le novità della poetica pascoliana sono evidenti:
Siamo alle soglie dell’alba ed il lugubre grido dell’assiuolo, suscitatore di morte secondo
la credenza popolare, evoca una serie di immagini inquietanti ( un nero di nubi, il cullare
del mare, un fru fru tra le fratte, sentivo un sussulto, come eco di un grido che fu, sonava
lontano un singulto..) tutte riferibili alla realtà, ma travolte nella loro essenza e nel loro
ordinamento sintattico da un vento di morte. Il linguaggio è soffuso di sintagmi
impresionistici ( alba di perla, soffi di lampi, nero di nubi, cullare del mare..), di figure
onomatopeiche ( chiù- il fru fru fra le fratte).
Il dato naturale si trasforma quindi in dato simbolico, la sintassi è spezzata, fatta di
frasi giustapposte, apparentemente non collegate, la musicalità unisce i vari aspetti
quasi a far propria la lezione di Verlaine << De la musique avant toute chose>>.
La capacità del poeta di penetrare il senso nascosto delle cose ed a scoprire in esse un
messaggio di morte o un precario senso di fragilità possiamo ritrovarla in “Novembre”,
“LA DIGITALE PURPUREA”, “IL GELSOMINO NOTTURNO”.
Nella prima poesia il cielo terso come una gemma sembra evocare il profumo
LA LIRICA MODERNA
dell’albicocco e la presenza dell’estate. Ma altre immagini(le foglie che cadono dagli
alberi, il terreno cavo sotto il piede) ricordano che si tratta de “l’estate fredda dei
morti”.
Nella seconda, legata ad un ricordo di colleggio della sorella Maria, la figura di Rachele,
che si avvicina al fiore proibito e…muore, ripropone misteriose ambivalenze di fronte al
mistero dell’amore, dell’attrazione dell’ignoto, della morte.
Nella terza poesia, scritta per il matrimonio dell’amico Briganti, alcune immagini tratte
dalla natura ( i fiori notturni, le farfalle crepuscolari, l’odore delle fragole rosse, l’erba
che nasce sopra le fosse, un’ape che tardiva sussurra, il lume su per la scala) racchidono
una atmosfera di sospesa inquietudine dinanzi al mistero dell’amore e della nascita di
una nuova vita:
<< E' l'alba: si chiudono i petali un poco gualciti; si cova dentro l'urna molle e segreta , non so che felicità nuova>>.
In Italy possiamo riscontrare una straordinaria maestria linguistica fino ad arrivare
all’uso di diverse lingue ( italiano, dialetto lucchese, americano..) nella stessa poesia, ma
alla fine sulle vicende travagliate dei nostri emigranti domina sempre un mondo di
sogno, un’atmosfera di sospesa fantasia <>.
Se è però vero che queste sono le novità di fondo del Pascoli migliore, è altrettanto vero
che la sua produzione è assai ampia ed in alcune raccolte poetiche come i Poemi
conviviali, Alexandros, Le Canzoni di re Enzo…, egli realizza componimenti
raffinatamente letterari che traggono spunto da capolavori del mondo classico ( vedi
Calipso sul tuo testo) e quindi sono letteratura che nasce da preesistente letteratura.
Inoltre nei componimenti di Odi ed Inni ( le sue ultime cose) quel Pascoli che in Myricae
e Poemetti era stato il cantore delle << umili cose >> affronta la celebrazione delle
idealità civili e patriottiche e si trasforma in nu poeta vate sull’esempio del Carducci e
di un certo D’Annunzio.
D’ ANNUNZIO
La sua produzione poetica era iniziata dal classicismo, basta ricordare Primo Vere e
Canto Novo, era proseguita con il Poema Paradisiaco , in cui si inseriscono elementi
tratti dal simbolismo francese e soprattutto una certa tendenza alla musicalità ed al
languore.
<< Vieni: usciamo. Il giardino abbandonato serba ancora per noi qualche sentiero. Ti dirò come sia dolce il mistero che svela certe cose del passato>>, << Sogna , sogna , mia cara anima! Tutto sarà come al tempo lontano.>> ( Da Il Poema Paradisiaco).
La poesia dannunziana è certo caratterizzata da un rapporto stretto con la natura, che
però non è mai qualcosa di esterno ma piuttosto ad essa si compenetra l’anima del
poeta.
LA LIRICA MODERNA
Il linguaggio non è mai semplicimente descrittivo, ma soffuso da un’onda musicale, che
avvolge e proietta in un’atmosfera di sognante perplessità.
Tali caratteristiche delle poesie giovanili si ritrovano nei componimenti più belli delle
Laudi, in particolare dell’Alcione.
Nella Sera Fiesolana, la dolcezza della sera che sopravviene, il trasecolare dei colori del
cielo ( su l’alta scala che s’annera contro il fusto che s’inargenta con le sue rame spoglie
mentre la Luna è prossima alle soglie), le suggestioni della natura, gli inviti ad ineffabili
fantasie( e par che distenda un velo ove il nostro sogno si giace ), sono resi dal poeta con
levità di accenti, con parole che si stemperano nell’effusione musicale, con capacità di
cogliere le più segrete corrispondenze tra paesaggio e stato d’animo.
Le tre strofe ( La nascita della Luna, Le piogge di giugno, Le colline fiesolane), pur di
contenuto autonomo, sono unite dalla ripresa << Laudata sii .........., o Sera...>> che
riecheggia il cantico delle Creature, creando un’atmosfera di commossa religiosità, che
termina nell’ <>.
Nuda stabat Aestas descrive un inseguimento. La natura sembra partecipare ansiosa
all’evento: l’aria arde con grande tremito, le cicale tacciono improvvisamente, geme la
resina…..Il soggetto raggiunge la preda in un bosco di ulivi, della figura femminile si
colgono due particolari << la schiena falcata>> e >> i capei fulvi>>. L’allodola chiama la
donna-divinità per nome in cielo. Anche l’inseguitore fa la stessa cosa. Segue la ripresa
della corsa e la caduta dell’Estate nella sua <>, che esprime il
tentativo del poeta di mistico abbraccio col divino e di annullamento in esso.
La pioggia del pineto descrive in un’atmosfera di sogno la caduta della prima pioggia
autunnale, che , così come quella di giugno, batte sui vari elementi della natura, dulle
foglie più folte e men folte, producendo note diversi, quasi invisibili mani suonassero
strumenti diversi.
Ai suoni della pioggia seguono il canto della cicale e della rana. Il poeta e la sua donna
Ermione sono resi parti integranti della natura stessa, i loro volti diventano << silvani>>, le loro menbra si intrecciano e si dividono, si confondono panicamente con il
mistero della natura.
Anhe nel D’Annunzio, accanto a questi momenti di poesia nuova, autenticamente
umana, di totale abbandono dell’anima, se ne possono riscontrare altri in cui prevale la
mitologia classica, l’inseguimento di una perfezione formale che gli derivava dal
classicismo e dall’artificio letterario.
LE POETICHE DELLE AVANGUARDIE STORICHE
La stagione delle avanguardie si apre ufficialmente sul finire del primo dcennio del
secolo con il manifesto futurista di Marinetti (1909) e si potrae con alterne vicende sino
alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Si tratta di fenomeni globali, che interessano svariati campi artistici ed extra-artistici,
LA LIRICA MODERNA
dalla politica al costume, dalle arti figurative alla letteratura, al cinema , alla musica.
Esse sono senz’altro espressione della crisi dell’uomo contemporaneo e di collegano al
decadentismo, ma per molti aspetti se ne distanziano rivendicando una propria
originalità e novità.
FUTURISMO:
Fu un movimento complesso che nacque come reazione al ripiegamento interiore, al
sentimento di estraneità ed esclusione che la letteratura decadente manifestava difronte
alle straordinarie conquiste della tecnica. I FUTURISTI vogliono rompere tale
atteggiamento di rifiuto della società tecnologica, essi vogliono invece contribuire ad
accelerarne lo sviluppo.
Il primo manifesto futurista apparve sul quotidiano parigino Le Figaro il 20 febbraio
1909 a firma di Filippo Marinetti. Fu seguito dal Manifesto dei pittori futuristi, rivolto
<< agli artisti giovani d'Italia>> firmato da Boccioni, Carrà , Balla Severini, Luigi
Russolo e da un Manifesto Tecnico. Nel 1912 vi fu un Manifesto della Scultura futurista
firmato da Boccioni, a cui seguirono latre numerose iniziative.
Al fondamento del Futurismo vi è la necessità di adeguare le espressioni artistiche al
ritmo incalzante della società tecnologica.
Nella letteratura vengono esaltati la velocità, lo schiaffo ed il pugno, l’automobile
diviene un esempio di bellezza superiore alla Venere di samotracia. Viene negato tutto
ciò che sa di ripiegamento, di passato, di tradizionale.
Ma tali manifestazioni vitalistiche arrivano a celebrare la guerra, la conquista, il
dominio dell’uomo sull’altro uomo, collegandosi al retroterra di nazionalismo ed
irrazionalismo, che aveva trovato già espressione nelle riviste dell’inizio del secolo:
Lacerba, Hermes , La Voce ecc..
Nelle arti figurative vengono esaltati il gesto, la sensazione dinamica, cosicchè un
cavallo in corsa non ha quattro zampe: ne ha venti ed i loro movimenti sono triangolari.
La nostra potenza visiva può dare risultati analoghi a quella dei raggi X : le persone che
si incontrano in un tram che corre sono una , dieci, quattro, tre : stanno ferme e si
muovono…, simboli persistenti di una vibrazioone universale. Il volto umano è giallo,
rosso, è verde, è azzurro, è violetto. il pallore di una donna che guarda la vetrina di un
gioielliere è più iridiscente dei gioelli.
Appare chiaro al di là delle palesi ingenuità che gli artisti futuristi si riconoscevano in
una realtà o condizione stosrico- psicologica ben determinata, ossia segnata dal
dinamismo fisico, da ottimismo e volontarismo entro la cornice del mondo
metropolitano, tecnico ed industriale.
Altrettanto chiaro appare che essi non nutrivano nessun rispetto per la tradizione , dal
museo al <>, che percepivano come ostacoli ingombranti da eliminare.
Tali concetti trovavano manifestazione pratica nelle serate, che di volta in volta
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organizzavano nelle diverse città italiane. A Trieste , ancora sotto l’impero asburgico, si
tenne il 12 gennaio del 1910 la prima serata futurista che finì in una vera e propria
battaglia fra animatori e pubblico.
Nell’ottobre del 1910 Marinetti si trovò in tribunale accusato di oltraggio al pudore a
causa del libro “Mafarka il Futurista, risposta epica alla “Passione Africana ” di
D’Annunzio e con caratteristiche pornografiche. Una delle serate più movimentate fu
quella del 12 dicembre 1913, al teatro Verdi di Firenze. Marinetti e Carrà, accolti dagli
spettatori con lanci di patate, invitarono i << cretini >> a lanciare idee piuttosto che
patate.
In seguito Marinetti elaborò una poetica che si distanziava anche dal simbolismo,
furono inventate le parole in libertà, la poesia stessa assunse una veste grafica e divenne
immagine di se stessa, basta pensare a ZANG TUMB TUUUM (T57).
Nel testo poetico di Guillaume Apollinaire ” La piccola auto” (T48), accanto ad elementi
della poetica futurista, possiamo notare un’esemplare testimonianza di canto del
contingente, della vita colta nel minuto presente e nell’impressione che si disfa.< Me ne andavo recando in me tutti quegli eserciti che si scontravano Salire in me li sentivo come distendersi in me le contrade dove si snodavano Con foreste villaggi felici del Belgio Francorchamps con l'Eau Rouge e i pouhons Regione dove sempre nascono le invasioni >>.
DADAISMO
Un’ulteriore evoluzione della poesia si riscontra nella poesia astratta. Il 14 luglio del
1916 a Zurigo, nella prima grande ” Serata Dada” Hugo Bull recitò la sua prima poesia
astratta , onomatopeica: ” O GADJI BERI BIMBA “. La poesia astratta si propose così
di rinunciare alla ligua che la letteratura ed il giornalismo avevano reso inservibile ed
arida.
La poesia astratta, così come l’arte astratta di Klee, Kandisnskji e Mondrian si
proposero di allontanare ogni riferimento alla realtà ed ai linguaggi espressivi
tradizionali.Tzara , teorico del movimento dadaista, realizzava le sue poesie dopo aver
tagliato articoli di giornali in pezzi piccoli quanto una sola parola che in una fase
successiva metteva insieme in iìun sacchetto, facendo cadere e registrando, nell’ordine (
disordine) che il caso aveva determinato, le parole precedentemente isolate.
SURREALISMO:
Fu un movimento artistico/ letterario successivo alla grande guerra, ebbe come
protagonisti Breton, che redasse il Manifesto del 1924, Aragon, Eluard, Ernst, Desnos,
Lacan.
Al rifiuto totale, spontaneo, primitivo del Dada, il surrealismo sostituisce la ricerca
sperimentale, scientifica, appoggiandosi alla filosofia ed alla psicologia. IN ALTRE
LA LIRICA MODERNA
PAROLE ALL’ANARCHISMO PURO OPPONE UN SISTEMA DI CONOSCENZA,
BASATO SULLA REALTA’ INCOSCIA CHE RIAFFIORA ATTRAVERSO L’ARTE.
NEL PRIMO MANIFESTO PREVALE L’IMPOSTAZIONE FREUDIANA, NEL
SECONDO MANIFESTO DEL 1930 QUELLA MARXISTA.
Gli obbiettivi espliciti del movimento sono la libertà umana e sociale dell’uomo. Infatti
quella dell’uomo odierno è una totalità infranta e scissa fra sogno e veglia, tra coscienza
ed incoscio, tra immaginario e realtà, tra individuo e società: in un futuro si potrà
realizzare la surrealtà, quella sorta di realtà assoluta in cui l’uomo liberato potrà
superare la sua scissione.
La poesia e l’arte diventano, pertanto, un mezzo di liberazione totale dello spirito e di
tutto ciò che gli assomiglia.
Sul piano della poetica tale aspirazione alla liberazione umana si concreta in un arte che
, attraverso l’automatismo psichico, percorra ed investighi le zone sconosciute o
trascurate dell’anima e gli stati che ne rivelano i contenuti più profondi come la follia, il
sogno, le allucinazioni.
La violazione della norma, l’alogicità, il nonsense, l’assurdo del dadaismo trovano qui
una giustificazione teorica: sono la voce del profondo, dove i principi di non
contraddizione , di causa- effetto, di successione temporale non vigono più.